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mercoledì 25 novembre 2009

I Cerotti LifeWave stimolano la produzione della Carnosina

CARNOSINA



La carnosina è una molecola composta da due aminoacidi (e per questo è detta dipeptide), la

b-alanina e l'istidina. Il suo interesse nel campo degli integratori deriva dal fatto che si trova

in buona quantità nel tessuto muscolare, per il quale regola alcuni processi metabolici di

produzione dell'energia. Le fibre muscolari bianche generalmente contengono più carnosina

rispetto a quelle rosse e si può stimare una concentrazione media di carnosina nei muscoli di

300 mg per ogni etto di tessuto. Una ricerca di qualche anno fa (Hipkiss AR et al., 1995) ha

messo addirittura in relazione la concentrazione di carnosina di alcune specie animali con la

loro massima aspettativa di vita. Inoltre, i livelli di carnosina decadono con il passare

degli anni, con una perdita del 63% passando dai 10 ai 70 anni.

I primi studi scientifici sulle proprietà della carnosina hanno dimostrato che ha proprietà

antiossidanti, ovvero riduce i danni provocati dalla produzione dei radicali liberi, in quanto

migliora le funzionalità della membrana cellulare. In questo senso, la carnosina opera in

stretta sinergia con altri micronutrienti ad azione antiossidante (betacarotene e vitamine E e

C). Migliorando le funzionalità delle membrane cellulari, queste risultano meno sensibili

all'attacco dei radicali liberi, che altrimenti nel tempo produrrebbero un effetto degenerativo

sulla membrana stessa.

Un altro effetto dimostrato della carnosina è quello di controllare i livelli di calcio nelle cellule

del miocardio, migliorando quindi la funzionalità cardiaca. Recentemente, si stanno

studiando gli effetti della carnosina sui malati di Alzheimer, in quanto sembrerebbe avere un

effetto inibitore sulla formazione delle placche, proteggendo le cellule del cervello.

Lo sport - In campo sportivo, gli aspetti più interessanti della carnosina sono essenzialmente

due. Il primo consiste nella sua capacità di "tamponare" l'acido lattico prodotto sotto

sforzo muscolare. Questo aspetto è però da considerare con attenzione, in quanto tale

capacità, particolarmente spiccata negli animali, risulta più ridotta nei muscoli umani,

arrivando a circa il 7% della capacità complessiva del muscolo impegnato nello sforzo

anaerobico. In questo meccanismo la carnosina si lega all'acido lattico, in particolare alla

molecola dell'idrogeno dell'acido, stabilizzando così il pH intracellulare.

Il secondo aspetto è quello di aumentare la produzione di ATP (processo chiamato

fosforilazione ossidativa), attivando un enzima che aumenta la velocità di produzione

dell'energia e la funzionalità delle miofibrille (che sono la parte contrattile delle fibre

muscolari).

Per tutti questi motivi, la carnosina suscita interesse come antiossidante (e

antiinvecchiamento in generale) e come coadiuvante della funzionalità contrattile dei muscoli.

Grazie al suo effetto tampone, la carnosina consentirebbe prestazioni sub-massimali più

lunghe e un recupero più veloce dopo la prestazione. Alcuni studi hanno misurato mediante il

test di Wingate (test fatto al cicloergometro che stima la massima potenza anaerobica) una

capacità di recupero muscolare migliore e, a livello chimico, un aumento dei livelli di 2,3

difosfoglicerato (DPG) nei globuli rossi e del rapporto 2,3 DPG/emoglobina. Tuttavia, gli

svantaggi dell'integrazione di carnosina sono da tenere in considerazione: l'alto costo, dovuto

alla difficoltà di produzione che ne limita la diffusione e, conseguentemente, una raccolta

statistica significativa dei vantaggi del suo utilizzo, e il dosaggio, sul quale non c'è

assolutamente nessuna concordanza nei vari studi (si va da 300-400 mg al giorno fino a 5 gr.

al giorno). Anche sull'assunzione non è ben chiara la tempistica, alcuni suggeriscono di

assumerla prima della gara, altri il giorno precedente, presupponendo una capacità di

"stoccaggio" nei muscoli.





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La carnosina, un dipeptide, fu scoperta circa 100 anni fa in Russia e sin dall'inizio le sono stati

attribuiti ruoli e funzioni fisiologiche. Essa puo’ essere considerata uno “scavenger” non

enzimatico di radicali liberi e un composto naturale dotato di azione antiossidante.

Formula carnosina La carnosina ed i composti dipeptidi

ad essa correlati si trovano in diversi tessuti, soprattutto a livello del muscolo scheletrico. Alla

carnosina, appunto, vengono ascritte, oltre a proprieta’ antiossidanti, effetti tampone

(stabilizzazione del grado di acidità), azioni di stimolazione del sistema immunitario nonche’

azioni neurotrasmettitoriali. Viene sintetizzata a livello endogeno e, oltre che nella

muscolatura scheletrica, e’ presente nel cervello, nel muscolo cardiaco, nei reni, nello stomaco

e nei bulbi olfattori. La concentrazione di carnosina tissutale viene influenzata dalla dieta.

Infatti, una carenza di istidina riduce la concentrazione di carnosina muscolare nei ratti mentre

supplementazioni con istidina la incrementano.

Specie reattive dell’ossigeno ed attivita’ antiossidante

Una delle principali azioni della carnosina e’ legata al suo potere antiossidante. La capacita’

antiossidante della carnosina e’ legata alla sua abilita’ di legare i radicali liberi. Diversi studi

sperimentali hanno evidenziato che la carnosina e i peptidi ad essa correlati sono in grado di

prevenire la perossidazione dei sistemi dei modelli di membrana. Altri studi hanno mostrato

che la supplementazione con carnosina, a-tocoferolo o entrambi, e’ in grado di ridurre la

formazione di sostanze reattive all’acido barbiturico in omogenati di muscolo scheletrico del

ratto, effetto che sembra essere decisamente sinergico dalla combinazione delle due sostanze.

Questo evidenzia che la supplementazione con carnosina e a-tocoferolo puo’ modulare la

carnosina tissutale e le concentrazioni di a-tocoferolo, nonche’ la formazione di sostanze

reattive dell’acido tiobarbiturico in omogenati di muscolo scheletrico nel ratto. La carnosina

puo’ inibire l’ossidazione lipidica mediante combinazione di una azione “scavenging” dei

radicali liberi e anche attraverso una chelazione metallica. In alcuni modelli animali di ischemia

cerebrale e’ stato evidenziato che la carnosina aveva allungato il periodo di perdita

dell’eccitabilita’ e diminuito il tempo di recupero. Effetto questo legato all’azione antiossidante

ed importante nei processi dell'invecchiamento.

Effetto tampone

A pH fisiologico, sia la carnosina che l’anserina mostrano una marcata azione tamponante

(stabilizzazione del grado di acidità), funzione che puo’ spiegare alcuni dei suoi ruoli biologici.

L’azione tampone e’ di particolare rilevanza durante l’attivita’ muscolare, laddove avviene

l’acidificazione dell’ambiente intracellulare. Questo consente alla carnosina di mantenere una

costante inibizione della perossidazione. Inoltre, la carnosina evidenzia effetti di binding

(capacità legante) con metalli pesanti, che inibiscono alcune reazioni enzimatiche.

Protezione delle membrane

L’aggiunta di carnosina a differenti reazioni di laboratorio ha evidenziato una diminuzione della

malondialdeide (marker dello stress ossidativo), implicando una riduzione della perossidazione

lipidica dose-dipendente. Questo e’ un effetto legato alla natura idrofila della carnosina stessa

che consente alla molecola di aderire alle rotture (causate dalla ossidazione) nel doppio strato

lipidico e risultare efficace nel proteggere la membrana dai prodotti della perossidazione.

Altre proprieta’ della carnosina

I livelli endogeni di carnosina diminuiscono nei tessuti muscolari dopo digiuno prolungato,

infezioni, traumi e shock. Le infezioni e i traumi sono correlati con alterazioni del calcio

cellulare e depressione del miocardio. La somministrazione di carnosina migliora la

contrattilita’ cardiaca, aumenta i livelli di calcio intracellulare libero dei miociti, induce rilascio

di calcio dal reticolo sarcoplasmatico. Per questo, la carnosina puo’ avere un ruolo nella

regolazione del calcio intracellulare e nella contrattilita’ delle cellule cardiache. Altra proprieta’

della carnosina e’ il suo effetto a livello del sistema immunitario, dove modula la funzione dei

neutrofili (leucociti) in relazione alla produzione di interleukina-b. A questo proposito, la

carnosina aumenta la produzione di interleukina-b e sopprime la morte cellulare programmata

o apoptosi, suggerendo una sua funzione nella modulazione del sistema immunitario. Inoltre,

la carnosina e’ in grado di allungare l’emivita delle cellule e prevenire i sintomi comuni

dell’invecchiamento.

Potenziali applicazioni terapeutiche

Con il progredire dell’eta’, avviene un’ossidazione delle proteine, a causa della formazione di

aldeidi quali quelle dei prodotti di perossidazione e malondialdeide. La carnosina sembra in

grado di reagire contro questi prodotti, in virtu’ delle sue specifiche capacita’ di legame. La sua

azione antiossidante potrebbe essere di vantaggio in danni neuronali e cellulari quali quelli che

si verificano nelle malattie degenerative di origine centrale quali l’Alzheimer e potrebbe

portare ad un utilizzo della carnosina quale possibile agente terapeutico nel controllo della

progressione di tale malattia. Altre possibili applicazioni riguardano effetti della carnosina in

campo oftalmico, in patologie quali le erosioni corneali, le keratiti trofiche e le keratopatie.

Dati sperimentali hanno inoltre evidenziato un ruolo nelle alterazioni delle mucose duodenali e

dello stomaco. Alla luce di queste evidenze sperimentali, gli effetti piu’ interessanti della

carnosina sembrano proprio essere legati alla capacita’ di revertire i processi della senescenza

cellulare. Le proprieta’ antiossidanti e di “scavenger” dei radicali liberi sono presupposti ormai

acquisiti e che necessitano solo di ulteriori studi per la totale comprensione dei meccanismi

specifici a scopo terapeutico e/o preventivo.

Bibliografia

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